domenica 30 marzo 2008

La fine del cervello di A.Eistein


La mattina del 18 aprile 1955, poche ore dopo la morte del più grande e stupefacente scienziato di tutti i tempi, il patologo Thomas Stoltz Harvey dell’ospedale di Princeton ebbe la felice idea di “rubare” il suo cervello.
Nelle ore successive indisse una conferenza stampa in cui dichiarò che la preziosa reliquia sarebbe stata conservata da lui per carpire i segreti di cotanta genialità.
Per diversi anni però cervello e ladro scomparvero dalla scena fino a riapparire in tempi recentissimi.
Da quel momento sono stati diversi gli studi condotti sulla materia grigia più famosa del mondo, ma nessuno è giunto a conclusioni significative.
Cosa caratterizza il cervello di Albert Einstein? Perché divenne un genio? Possono essere individuati dei fattori fisiologici?
Il cervello di Einstein non è molto più grande di altri cervelli. Tuttavia i lobi parietali, sede delle facoltà matematiche, musicali e del linguaggio, sono più ampi del normale di circa il 15 per cento. Inoltre Einstein non aveva un solco (chiamato la scissura di Silvio) e si è pensato che proprio questa assenza permettesse ai neuroni di comunicare tra loro più facilmente.
Ricerche precedenti a questa avevano invece dimostrato che anche la densità del suo cervello era fuori dal comune, mentre la sua corteccia cerebrale era più sottile.
L’ultimo studio in ordine di tempo è stato pubblicato sul numero di settembre di Brain Research Reviews. Il prof. Colombo ha confrontato il cervello di Albert Einstein con 4 individui, morti alla stessa età dello scienziato, senza sintomi neurologici o psichiatrici noti, scoprendo che:
"gli astrociti di Einstein si rivelano di dimensioni maggiori e si evidenzia un maggior numero di masse terminali interlaminari, che raggiungono la dimensione di 15 micron di diametro. Condizione di significato sconosciuto spesso descritta nel disturbo di alzheimer."
Il che vuol dire che il cervello di Einstein sembra più simile a quello di un paziente di alzheimer che a quello di un genio!
Il problema di questo studio, e di tutta la letteratura sull’argomento, purtroppo è a monte:
4 soggetti di controllo non danno alcuna informazione. Qual è la media dimensionale degli astrociti nella popolazione generale? Non sapendo nulla sulla variabilità naturale di queste cellule nella popolazione, un diametro superiore ai 15 micron delle masse interlaminari terminali non significa niente in quanto non sappiamo affatto se il cervello di Einstein sia speciale, e rispetto a chi.
C'è inoltre da aggiungere che il povero cervello di Einstein, che forse meriterebbe l’estremo riposo, è quello di uomo di 76 anni, un cervello invecchiato e sottoposto a naturale degenerazione neurale. Piuttosto diverso dal cervello del giovane che formulò e sviluppò le sue famose e mai smentite teorie diverse decadi prima di morire.
Per scoprire qualcosa di più del legame fra genialità e strutture corticali sarebbe più utile studiare un gruppo molto ampio di geni, della fisica e di altre discipline, vivi!
Comprendere il cervello di Einstein è un obiettivo un po’ scientifico e un po’ romantico che probabilmente non verrà mai raggiunto.
E quasi sicuramente la curiosità, mista a un po’ di umile reverenza, resterà tale.

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